sabato 2 aprile 2011

Quello che vorrei scoprire

Onoro il titolo di questo blog con una declinazione un po' più ristretta. Lo scrivo oggi per motivi di attualità ma lo penso ormai da un po' di anni, da quando ho conosciuto Davide. Davide era la mia tartarughina, un bimbo con evidenti problemi di deambulazione visto che la tetraparesi spastica non gli lasciava un gran controllo sui suoi movimenti. Un pomeriggio come tanti, quell'estate, aspettava di essere scelto da un suo amichetto: stavano formando le squadre non ricordo per quale gioco. Rimase l'ultimo. Uno dei due bimbi, quello che in sostanza non aveva più tanto da scegliere si mise a piangere e urlare che non voleva in squadra un handicappato. Proprio così. Davide non disse nulla, corse dietro un cespuglio e si mise a piangere. Mi si chiude la gola ogni volta che penso a quello che mi ha detto quando l'ho raggiunto. Non è colpa mia se sono nato così. Cosa credono che l'ho fatto apposta?

Da quel giorno io e Davide siamo una squadra.
Vorrei scoprire che in questa squadra ci sono altre persone che non usano più la parola handicappato a vanvera. O meglio vorrei che questa parola non fosse proprio più usata.